Per una Università pubblica, libera, aperta
Editoriale
#VQRstaiserena: Se vi piace questa valutazione, #giocatecivoi.
L’annuncio trionfale del raggiungimento di quota 97% di docenti e ricercatori che sono dotati di ORCID (senza, peraltro, specificare quanti lo avessero acquisito in precedenza, o poter sapere quanti poi lo avessero sganciato), è stato seguito da una lunga serie di silenziosi segnali che fanno pensare che, sì, la VQR qualche problemino lo presenta, sia a causa della protesta che per l’incompetenza e per gli errori di chi ne è responsabile. Partiamo da questi ultimi. Nel mondo fatato dell’Anvur è sufficiente inventarsi un marchingegno che premi l’eccellenza per essersi guadagnati la pagnotta. Nella VQR 2004-10 erano i bersagli magici, questa volta tocca alle cravatte. A parte che passando da un sistema all’altro si perde la possibilità di confronto nel tempo le istituzioni valutate, a prescindere dai (de)meriti dei due sistemi, resta il non trascurabile dettaglio che qualcuno deve comunque raccogliere ed elaborare i dati necessari. Questo non è stato fatto né lo sarai mai, anche perché chi non vive a Topolinia, dove si può fare affidamento su Archimede Pitagorico per risolvere ogni problema, sa che è sostanzialmente impossibile generare risultati con le proprietà necessarie a far funzionare il meccanismo.
Il CINECA, da parte sua, contribuisce con la sua usuale perizia. Dopo aver aspettato l’ultimo momento per distribuire la versione di IRIS completa dei moduli per accedere alla VQR, non ha ritenuto fosse il caso di dotarlo di interfacce per umani. Si vedano, a mero esempio, le tabelle con titoli incomprensibili delle colonne, che riportano parole come: “handle”; “item collection”; “type.miur”. Per non parlare dell’esilarante “Priorità/SSD/Chiedi pdf/Monografia "vale doppio””, tutto in una singola colonna. Un’esercitazione del primo anno al corso di informatica avrebbe molto probabilmente prodotto di meglio e sarebbe costata sicuramente meno, anche se nessuno può sapere la cifra di cui si parla, dato che il costo di IRIS per gli atenei è un segreto gelosamente custodito, un po’ come i bilanci del CINECA. Ovviamente, i tanti idolatrati indicatori di impatto e citazionali non sono disponibili o completi, quindi chi volesse devotamente eseguire i voleri del Dio ANVUR figlio di MIUR e riuscisse a decifrare il codice per accedere alle funzioni necessarie non sarebbe comunque in grado di fare altro che scegliere a naso.
Sul lato protesta, l’ANVUR ha fatto sapere alla chetichella che l’ORCID, tutto sommato, non è poi così necessario (vedi la notizia in questa edizione).
In queste condizioni vale la pena portare avanti la VQR? Cosa si può fare per opporsi? A suggerimenti e dettagli sulle diverse possibili strategie è dedicato un nuovo sito, dal benaugurante nome #VQRstaiserena, ed anche un video (click sull’immagine per aprirlo).

1: (Editoriale) #VQRstaiserena: se vi piace questa valutazione, #giocatecivoi
2: Assemblea Nazionale della Rete29Aprile, Napoli, 5 Febbraio
3: Campagna di mobilitazione CRNSU per il riconoscimento della ricerca come lavoro
4: ORCID? Dietrofront! Chi non ne ha bisogno per altri scopi, lo può rimuovere
5: Mini-piano per PO: Nuovo Canale e Vecchi Problemi
6: L'ASN (sempre più) ferma al palo
7: Corsi, ricorsi e ritardi nell'ASN
8: Italian promise
9: Schizofrenie nel PD
10: La Ministra al CUN
[Per interrompere gli invii è sufficiente cliccare sull'apposito link a fondo pagina.]
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L’Assemblea Nazionale della Rete29Aprile è prevista per venerdì 5 Febbraio a Napoli. La discussione assembleare, aperta a chiunque voglia partecipare, si terrà a partire dal primissimo pomeriggio, soffermandosi principalmente sullo stato del sistema universitario, sulla protesta VQR alla luce dell'atteggiamento sordo del governo, e sulla valutazione in generale.
L’assemblea sarà un momento di incontro e di discussione per tutti coloro che hanno a cuore l’Università Pubblica, Libera e Aperta, e che vogliono migliorarla in modo costruttivo. Parteciperanno colleghe e colleghi simpatizzanti della R29A provenienti da diversi atenei italiani, alcuni dei quali eletti negli organi di governo delle loro università e nel Consiglio Universitario Nazionale.
La Rete è composta, per massima parte, da persone che, pur non avendo mai fatto particolari attività politiche, nel 2010 hanno compreso che il sistema universitario era in via di smantellamento, favorito dalla disinformazione di ciascuno, dall’impossibilità di far sentire una voce collettiva e scambiarsi idee scavalcando le barriere disciplinari, di categoria, di dipartimento o di ateneo. C’era (e c’è!) bisogno di una Rete: per questo è nata R29A.
Perché non ci fai un salto anche tu? C’è bisogno delle tue idee! Tieniti aggiornata/o dando un’occhiata di quando in quando al sito della Rete29Aprile: saranno pubblicati al più presto i dettagli logistici e del programma, cui dedicheremo uno spazio nel prossimo numero di questa Newsletter.
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In seguito al rifiuto di riconoscere la Dis-Coll ai ricercatori precari il Coordinamento ricercatrici e ricercatori non strutturati ha costruito una campagna di mobilitazione in cui si inseriscono un questionario, un’assemblea e uno sciopero alla rovescia. Ecco il vademecum e il link al questionario da diffondere. Invitiamo tutti a dare il massimo supporto a questa campagna.
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Dopo che l’ANVUR aveva creduto utile annunciare ai quattro venti che praticamente tutti gli universitari avevano diligentemente creato e collegato il loro ORCID alla procedura di valutazione, e che quindi non c’era ragione di preoccuparsi della protesta, assai curiosamente la stessa ANVUR, con un provvedimento reperibile con qualche difficoltà dal suo sito, con una spettacolare giravolta ha annunciato che l’ORCID... non è necessario per essere inclusi nella procedura di valutazione. Non solo questo getta più di un’ombra su quei dati divulgati con tanto vanto, ma è in palese contraddizione con il Bando VQR. Questo, a firma del Presidente Fantoni, recitava testualmente: “Gli addetti che non saranno in possesso dell’identificativo ORCID non potranno essere accreditati e presentare prodotti per la valutazione”.
Ebbene, ecco che al prof. Fantoni dell’11 Novembre (n-esima data in cui il bando era stato modificato), risponde il prof. Fantoni del 1 Dicembre, dicendo che “potranno essere accreditati anche coloro che non posseggono l’identificativo ORCID.”
 Dunque dell’ORCID per la VQR non c’è nessun bisogno, come si era peraltro ampiamente sostenuto da più parti. Questo potrebbe essere considerato uno spreco di denaro pubblico, visto che il sistema italiano paga 135.000 dollari l’anno per l’inutile privilegio della membership premium al consorzio Orcid. Sicuramente non sono pochi, anche se sono una goccia nel mare al confronto del costo totale della procedura VQR, stimata fra i 70 ed i 300 milioni di euro (Geuna e Pionatto, 2016, Research Policy).
Riassumendo, vista l’ultima delibera, ogni universitario che non avesse strettamente bisogno di un identificativo ORCID per propri motivi può tranquillamente e in pochi istanti chiuderlo, o comunque effettuare una disconnessione
Considerato che, curiosamente, alla delibera non si arriva dal menu “delibere” (che ne contiene solo tre per tutto il 2015, alla faccia della trasparenza), per chi non dovesse credere al nostro (effettivamente incredibile) racconto ecco il link alla fonte.
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Mini-piano per PO: Nuovo Canale e Vecchi Problemi
Introdotto piuttosto “sotto traccia” all’ultima curva dell’approvazione, il comma 206 della legge di stabilità 2016 prevede 6 milioni di euro per l’anno 2016 e 10 milioni di euro per l’anno 2017 per un piano straordinario per la chiamata dei professori di I fascia. Sono spiccioli: supponendo che si tratti per l'80% di progressioni di carriera, limite massimo sul totale di ogni Ateneo, sarebbero al massimo 220 posti, meno di 4 per Ateneo. La legge recita infatti: “Le chiamate di cui al precedente periodo sono effettuate secondo le procedure di cui all'articolo 18, comma 1, ovvero di cui all'articolo 29, comma 4, della legge n. 240 del 2010”, e cioè con concorsi aperti a tutti gli abilitati. Finalmente un po' di trasparenza ed arrivo di forze fresche? Purtroppo, temiamo di no. Tenendo conto del sostanziale blocco dei concorsi per docenti di I fascia degli ultimi anni si può ragionevolmente scommettere che almeno l'80% di questi concorsi sarà vinto da "interni" e quindi si risolverà in progressioni di carriera. Per quanto comprensibile, il sistema utilizzato mantiene la sostanziale ipocrisia dei concorsi Made in Gelmini che mettono in competizione (gestita localmente) candidati interni ed esterni. Come R29A chiediamo da sempre una distinzione tra progressione e reclutamento, in modo che il sistema possa fare una programmazione seria e non ipocrita, rendendo ben chiari gli spazi per i nuovi ingressi e quelli per le progressioni. Sarebbe bastato che la legge indicasse una percentuale minimima e massima per concorsi da svolgersi secondo l'art.18 riservati per esterni, e art.24 riservati alle progressioni interne. Invece il Governo ha provveduto a un'ulteriore iniezione di caos con l’invenzione di nuovi ordinari (e associati) “di serie A”. Infatti la stessa legge prevede contemporaneamente due procedure di reclutamento per i professori di I fascia: “Le cattedre universitarie del merito Giulio Natta” (dunque i “professori meritevoli”) e la procedura “standard” per il “piano straordinario ordinari” (evidentemente ordinari meno meritevoli, a giudizio del Governo). Immaginiamo, come abbiamo già scritto, una tensione notevole: tutti i candidati faranno ”pressione” sulle due tipologie di concorsi, e in particolare sulle cattedre “del merito” che, con la solita coerenza, NON prevedono la necessità di avere una abilitazione scientifica nazionale.
O non sarà che l'ANVUR riconosce che l’ASN, visto com’è stata gestita in molti settori, non era affatto sinonimo di “merito”?
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L'ASN (sempre più) ferma al palo
In Dicembre il decreto su criteri e parametri di abilitazione è stato presentato al Consiglio di Stato e quello sul regolamento al Consiglio dei Ministri, ma ancora non ci sono progressi nel conto alla rovescia per la ripresa delle abilitazioni. Per avere un'idea dei passaggi e tempi ancora necessari consultate questa tabella in periodico aggiornamento. Intanto la recente finanziaria inizia a prefigurare un percorso parallelo di reclutamento di professori "meritevoli" dribblando l'ASN e gli studiosi cercano di trovare strade di accesso alternative per esempio chiedendo il riconoscimento di titoli stranieri. In questo contesto il CUN ha dato parere negativo all'equipollenza automatica dell'abilitazione francese, ma ha auspicato che il riconoscimento dei titoli ai fini della docenza universitaria sia accompagnato da politiche di armonizzazione comunitaria nell'ottica dello Spazio Europeo dell'Istruzione Superiore.
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Corsi, ricorsi e ritardi nell'ASN
Mentre il numero dei corsi di studio offerti dagli atenei italiani è in costante diminuzione (-20,7 % nel periodo 2007-2013) continuano ad aumentare i ricorsi legati alla Abilitazione Scientifica Nazionale. Il gentile lettore si domanderà di quale abilitazione stiamo parlando poiché è noto che l'ASN è ferma ormai da circa 3 anni (l'ultimo bando risale al 28 gennaio 2013) e che la prossima tornata non è ancora stata avvistata all'orizzonte. Di seguito i fatti che, come vedremo, non solo continuano a gettare ombre sulla ASN del passato, ma rallentano ulteriormente l'avvio della prossima.
Con sentenza n. 12407/2015 del 3 novembre 2015, la Sezione Terza-Bis del TAR Lazio — nell'accogliere il ricorso di un candidato che si era visto negare l'abilitazione pur avendo ricevuto tre giudizi positivi su cinque — ha dichiarato illegittima la disposizione, contenuta nel D.P.R. 222/2011, che prevedeva che le commissioni attribuissero l'abilitazione a maggioranza dei 4/5 dei componenti. La disposizione, infatti, è stata ritenuta non solo «contrastante con le regole generali di funzionamento degli organi collegiali» ed «incompatibile» con quanto stabilito (all' articolo 16, comma 3, lettera a) dalla Legge n. 240/2010 — secondo cui la Commissione deve in ogni caso rendere un «motivato giudizio fondato sulla valutazione dei titoli e delle pubblicazioni scientifiche» — ma, soprattutto, manifestamente illogica in quanto «risulta [...], all'evidenza, impossibile pervenire ad un congruo e motivato giudizio negativo per una Commissione a maggioranza convinta del contrario».
Non soddisfatti dell'esito del ricorso, al MIUR hanno deciso di appellarsi al Consiglio di Stato richiedendo, tra l'altro, la sospensione dell'efficacia della sentenza emessa dal TAR. Il CdS, con ordinanza cautelare del 17 dicembre 2015, ritenendo «che l'appello [...] non appare assistito da fumus boni iuris [...] respinge l'istanza cautelare» e «fissa l'udienza pubblica del 12 maggio 2016 per la trattazione del merito».
Sì, bella storia, ma qual è il legame con la prossima ASN? Ricordiamo ai gentili lettori che per il nuovo regolamento per il conferimento dell'Abilitazione Scientifica Nazionale (in sostituzione del D.P.R. 222/2011) il MIUR aveva previsto lo stesso tipo di maggioranza che oggi il TAR ha dichiarato illegittima. È evidente, quindi, che il nuovo regolamento non potrà essere pubblicato prima della pronuncia del Consiglio di Stato allungando ulteriormente la gestazione di una procedura che neppure nella prima metà del 2016 vedrà l'avvio.
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Italian promise
Le differenze fra il sistema universitario italiano e quello americano sono nel bene e nel male talmente profonde da sconsigliare facili comparazioni che potrebbero risultare ingenue e fuorvianti. Tuttavia ascoltiamo spesso imprudenti dichiarazioni dei politici nostrani che quando parlano di università, non sapendo bene cosa dire, cedono alla facile tentazione di esaltare il modello americano che nella loro mente è sempre sinonimo di grande qualità, rispetto a quello italiano che invece è sinonimo di ogni male.
A questo grave errore non è sfuggito, da ultimo, neppure il Presidente del Consiglio Renzi che, nello scorso ottobre, intervenendo a una conferenza all'Università Ca' Foscari di Venezia si è espresso sulla volontà del Governo di intervenire sul sistema universitario italiano «prendendo a modello le Università americane come Boston».
Chi conosce la realtà dei fatti capisce immediatamente che si tratta delle solite parole al vento dette tanto per far effetto sulla pubblica opinione.
La dimostrazione si è avuta a fine anno al momento dell'approvazione della legge di stabilità che, come siamo abituati da troppi anni, di 'americano' ha molto poco soprattutto in termini di finanziamento, mentre ha molto di 'italiano' nel perseguire la solita e sconsiderata politica di sotto-finanziamento.
Guardiamo ad esempio ai fondi destinati al diritto allo studio. Le grida di dolore delle associazioni studentesche sono state ancora una volta inascoltate. A fronte di una richiesta di 200 M€ necessari a pagare gli attuali aventi diritto che rimangono senza borsa, il Governo ne ha stanziati appena 55 M€ nel 2016 e 5 M€ per gli anni successivi. Una cifra irrisoria che lascerà ancora una volta migliaia di studenti, certificati come meritevoli, senza borsa di studio e l'Italia lontana dall'Europa. Questa situazione risulta particolarmente odiosa in un periodo come quello attuale in cui si registra un continuo calo degli immatricolati all'università, che hanno raggiunto la preoccupante cifra di -65.000 studenti rispetto a dieci anni fa.
La non-politica di Renzi sull'Università risulta ancora più insopportabile se si va a vedere cosa succede in questi giorni negli Stati Uniti. Il presidente Obama, nel suo ultimo discorso sullo stato dell'Unione, ha lanciato una proposta rivoluzionaria per l'America, o meglio per la visione che hanno gli italiani dell'America, proponendo la America's College Promise, un nuovo sistema di finanziamento rivolto agli studenti per offrirgli due anni di studio gratis nei community college o in corsi bachelors.
Il programma del presidente Obama avrebbe una copertura di 60 miliardi di dollari in 10 anni elargiti dallo stato federale più altri 20 miliardi elargiti dai singoli stati per garantire libero accesso all'università. Con queste cifre verrebbe garantita l'università gratis a 9 milioni di studenti con una media di 3800 $ di risparmio per anno per studente.
La motivazione di Obama è racchiusa in una semplice frase: a college education should be «as free and universal as high school is today», che ci fa impallidire se la confrontiamo con l'involuta "Italian Promise" di Renzi, Investire sugli italiani, che abbiamo trovato sulla sua pagina personale:
«Consentire la scommessa degli atenei e degli studenti sulla qualità della formazione. Agli atenei che vi sono interessati deve essere consentito di aumentare le tasse universitarie in funzione di progetti di eccellenza didattica, trovando al tempo stesso compensazioni per le famiglie con redditi medi o bassi. Agli studenti devono essere offerti prestiti per coprire integralmente i costi, prevedendo che la restituzione rateizzata – parziale o integrale – inizi solo quando essi avranno raggiunto un determinato livello di reddito» (grassetto aggiunto). Ci piace più il Fonzie originale.
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Schizofrenie nel PD
Continuano le tensioni interne al PD con polemiche laceranti che rischiano di aumentare le fratture esistenti e rendono incerto il futuro stesso del partito. L'ultima bordata è stata lanciata da un alto esponente nazionale con dichiarazioni di fuoco, che su Repubblica.it producono il titolo "Ci salviamo con la Cultura, non con lo 0 virgola", attaccando evidentemente le politiche del governo. All'interno nei virgolettati si trova la frase completa, ancora più dura: "Per ogni centesimo investito nella difesa, un centesimo investito in cultura: così si salva l'Europa, non con i discorsi sullo zero virgola". L'esponente quindi attacca la scelta del governo di finanziare gli F35 e ed i sussidi miliardari alle imprese, che hanno prodotto un incremento frazionario dell'occupazione, senza invece investire su università e ricerca, e mettendo a rischio non solo il futuro del paese ma anche l'intero progetto europeo. Ci si domanda ora se il premier del governo (il dott. Matteo Renzi) autore di queste scelte, che è anche segretario del PD e notoriamente poco tollerante verso ogni critica, potrà tollerare posizioni di questo tenore da parte del sig. Matteo Renzi, che pur non essendo parlamentare, ha comunque una certa visibilità dentro e fuori il partito.
Ultim'ora! (sullo stesso tema)
Appassionato e straziante botta e risposta tra i due gemelli Faraone sulla questione dell'indennità di disoccupazione ai precari della ricerca. In Parlamento Davide Faraone, in risposta a una interrogazione parlamentare avanzata da Annalisa Panarale il 12 gennaio 2016, risponde negando la ragionevolezza della richiesta di indennità ai precari della ricerca (cui pure, però, viene prelevato il 27,72% del reddito come per la generalità dei parasubordinati). Tra i molti articoli di stampa, che raccontano l'asprezza di questa posizione, si veda, ad esempio, QUESTO. A poche ore di distanza, però, non si fa attendere la secca risposta del gemello Davide (curiosa ma coraggiosamente controcorrente, la scelta di dare lo stesso nome ai due gemelli!) il quale sostiene invece che "per la vicenda della Dis-coll gli assegnisti di ricerca hanno ragione" "perché la ricerca è lavoro vero. Anche quello che si svolge durante un assegno di ricerca" (link QUI). Dei due gemelli, uno è sottosegretario al MIUR e si dice sia molto vicino al Premier; l'altro fino ad oggi era poco noto, ma, oltre a realizzare discorsi sensati mirati a blandire uditori arrabbiati (in passato a favore degli studenti "occupanti"), pare abbia peso prossimo allo zero nelle concrete scelte politiche, almeno fino ad ora. A voi sciogliere l'enigma: qual è quello contro i precari della ricerca, e quale a favore? A chi, dopo più di un minuto di riflessione, fosse rimasto il dubbio, può essere utile la lettura di questo articolo.
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La Ministra al CUN
La Ministra dell'Università è intervenuta all'ultima seduta del Consiglio Universitario Nazionale. L'attesa era notevole, visto che il 2015 avrebbe dovuto essere l'anno costituente per l'Università (qualcuno se ne ricorda?) e che il PD aveva non da molto promosso un incontro ad Udine (come sanno i nostri lettori, la relativa "Carta di Udine", pubblicizzata sul sito del partito, non è mai stata pubblicata o diffusa, nonostante le molte cortesi richieste). Il sottosegretario Faraone (non è chiaro quale dei due gemelli) era intervenuto al CUN auspicando un ruolo centrale del Consiglio nel processo di riforma dell'Università. Anche la stampa, periodicamente e su "suggerimento" di esponenti PD, aveva parlato di grandi novità per la normativa universitaria. Quali, dunque, le prossime mirabolanti prospettive? Non era facile, ma in realtà l'intervento della Ministra è stato caratterizzato dalla completa mancanza di riferimenti concreti ai principali nodi in campo. Perché? Possiamo fare qualche ipotesi:
- la Ministra intende prendere le distanze dal dibattito in corso sull'Università e dalle conseguenti (e per alcuni versi in corso) evoluzioni normative;
- la Ministra, a differenza di Faraone, non considera il CUN un luogo deputato alla discussione sul sistema universitario;
- anche la Ministra (come il CUN, e sostanzialmente come la totalità del sistema universitario) è esclusa dall'elaborazione concreta di innovazioni nell'ambito Universitario, che giungono paracadutate dalla Presidenza del Consiglio senza il minimo preavviso (come le cattedre di prof. "eccellenti" della legge di stabilità).
Oltre a quelli già evidenziati, tra i temi più attesi, ma glissati dalla Ministra: - le problematiche gravissime relative all'ASN. Attiva, com'è noto, addirittura per "ben" due anni sui sei trascorsi dalla 240/10, dopo che Profumo spergiurò che ci sarebbe stata ogni anno, ne era stato promesso dal nuovo Ministero il ri-avvio a febbraio 2015. Quando parte? Con tanta serietà e responsabilità, forse, in effetti, il quesito è superfluo; - che succede della VQR, tra protesta del corpo docente e difficoltà organizzative del CINECA? Come già evidenziato in altre notizie di questo numero, le proroghe si affastellano, l'ORCID ha smesso di essere obbligatorio e gli algoritmi sono cervellotici e apparentemente non proprio così accurati. In compenso il sistema IRIS, vanto di chi lo ha fiduciosamente acquistato, funziona... magistralmente (ahem); - l'affaire EXPO-IIT, che ha visto dall'oggi al domani la prospettiva di una pioggia di denari a favore di una "fondazione privata" (cit. Statuto), paracadutata in un territorio all'insaputa delle Università che su quello stesso territorio operano (questo, però, è normale: d'altro canto quale Governo, tra gli ultimi, ha mostrato di percepire un nesso tra Università e ricerca?). La Ministra ha però richiamato le difficoltà dei test di ammissione per Medicina auspicandone (ancora? appena insediata disse che non si sarebbero più fatti... vedi QUI) un superamento attraverso interventi sull'orientamento ed ha poi ipotizzato, in modo assai vago, una riorganizzazione del CUN e dei Settori Scientifico-Disciplinari.
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Sito: www.rete29aprile.it
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