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Insieme il 5 Maggio 2015: no allo smantellamento della Scuola e della Università statali
(*) Le Organizzazioni universitarie, rappresentative di tutte le componenti (professori, ricercatori, tecnico-amministrativi, lettori-CEL, docenti-ricercatori precari, dottorandi e studenti), condividono le ragioni degli scioperi e delle mobilitazioni contro il piano di definitivo smantellamento della natura pubblica e democratica del sistema scolastico italiano.
Nella Scuola si vuole imporre una gestione ancora più verticistica e autoritaria, si ignora il diritto allo studio e alla sicurezza, si promette un reclutamento di docenti che in realtà è un parziale recupero delle cessazioni da turn-over, si intende abbandonare una qualsiasi qualificazione del personale ATA. E tutto questo assieme a un drastico taglio dei fondi di istituto e nel permanere del blocco del contratto nazionale del personale.
L'attacco alla Scuola pubblica è perfettamente in linea con quello contro l'Università, in corso da anni, e che ha come deliberato obiettivo quello di cancellare l'idea stessa di un'Università di qualità, democratica, aperta a tutti e diffusa nel Paese.
La demolizione dell'Università statale sta avvenendo con gli ingenti tagli alle risorse già scarse, l'accentramento esasperato dei poteri a livello nazionale e negli Atenei, la messa ad esaurimento dei ricercatori e il precariato reso ancor più feroce e senza sbocchi dalla legge “Gelmini”, lo svuotamento del diritto allo studio che dovrebbe invece essere garantito anche a chi è privo di mezzi.
Riforma dell’Università, una storia triste in due quadri (per ora)
[articolo pubblicato nel blog della Rete29Aprile sul Fatto Quotidiano]
Questa è una storia semplice.
Anzi, per certi versi, è altamente rappresentativa di come in Italia si tenda, in questi ultimi anni, a mascherare da “riformismo” un decisionismo arrogante che si confronta con gli interessati solo dopo aver deciso il da farsi in cerchie ristrette. Questa storia sta tutta in due quadri.
Primo quadro: qualche giorno fa comincia a girare nell’etere un documento del Pd su “La buona università e la buona ricerca”, comparsa che segue la pubblicazione di alcuni interventi sulla stampa, di cui abbiamo già detto. Ovviamente la stampa si è basata su quel documento che le è stato passato, quindi nessuno può essere accusato di avere “trafugato” nulla, nel momento in cui lo critica (come è invece è stato fatto in maniera stizzita)…
Tra venti di privatizzazione e uomini soli al comando. Un Jobs Act per l'Università italiana?
Negli ultimi giorni, Pasqua compresa, si sono moltiplicati gli interventi – sia governativi che di maggioranza – sull’Università. Visto il periodo, si poteva sperare che portassero notizie della volontà di farla “risorgere”, dopo anni di colpi durissimi che ne hanno minato la funzione di motore dell’innovazione, della ricerca e dell’alta formazione, che ora sarebbe fondamentale per tutto il Paese, ma purtroppo non sembra così.
Il ministro Giannini, ad esempio, ha detto a Repubblica TV che “Toglieremo l'università dal regime contrattuale della funzione pubblica” (articolo di Corrado Zunino, 2 aprile), mentre la Senatrice Puglisi, referente del PD per tali questioni, dichiara allo stesso quotidiano (articolo del 4 aprile, a firma di Salvo Intravaia) che occorrerebbe “sottrarre l'università dai vincoli della pubblica amministrazione”. Affermazioni che hanno tutta l’aria di proseguire la privatizzazione strisciante degli atenei, avviata nel 2008 dal governo Berlusconi, con la legge 133 (uno dei primi provvedimenti presi da quell’esecutivo) provocando le proteste dell’ “Onda”. La stessa Senatrice Puglisi fa poi menzione di un contratto a “tutele crescenti”, ovvero la stessa cosa prevista dal dal Jobs Act nel settore privato che, sebbene sia nato - forse - con le migliori intenzioni, si traduce sostanzialmente in licenziamenti piu` facili da parte del datore di lavoro (come è noto e per ammissione dello stesso Governo). Quindi, due uscite coordinate e nella stessa direzione.
Il Ruolo Unico: una rivoluzione necessaria. Firenze, lunedì 20 aprile 2015
Diamo volentieri notizia - invitando chi può a partecipare - di un incontro organizzato dalle colleghe e dai colleghi di Firenze:
Il Ruolo Unico: una rivoluzione necessaria
Lunedì 20 aprile 2015, ore 15.30, Sala Strozzi-Rettorato, Via La Pira, 4, Firenze
Rete29aprile - coordinamento di Firenze, Saluti e introduzione
Chiara Occelli e Riccardo Palma, R29 Politecnico di Torino, Proposta di Ruolo Unico
ne discutono:
Alberto Tesi, Rettore Università di Firenze
On. Manuela Ghizzoni, Commissione Istruzione Camera dei Deputati
Cristina Giachi, ViceSindaco e Ass.re Università Comune di Firenze
Elisabetta Cerbai, Dipartimento di Neuroscienze Università di Firenze
Luigi Dei, Senato Accademico Università di Firenze
Alessandro Arienzo, Coord Forum nazionale docenza universitaria FLC CGIL
Calogero Cammalleri, Presidente nazionale CoNPAss
Nunzio Miraglia, Coordinatore nazionale ANDU
Università, ecco il professore prêt a porter
(articolo orginariamente pubblicato sul Blog R29A del Fatto Quotidiano)
Da anni andiamo ripetendo che la docenza universitaria è fortemente penalizzata e colpita dalle decisioni prese dal 2008 in poi dal duo Tremonti/Gelmini, in seguito mantenute e, se possibile, peggiorate da chi ha preso il posto della laureata in Giurisprudenza di Brescia: Profumo, poi Carrozza e infine Giannini.
Tappe di un disastro previsto: taglio deciso e costante dei finanziamenti nazionali, blocco delle retribuzioni del personale docente e amministrativo, una strisciante campagna velenosa che ha mirato a sminuire e a denigrare sia il lavoro dei docenti sia l’istituzione stessa, blocco del turnover dei docenti (di modo che via via che la gente se ne va in pensione solo una parte viene rimpiazzata); e ancora, il trionfo di parole d’ordine giuste in teoria ma applicate coi piedi, come la valutazione, attuata con la creazione dell’Agenzia nazionale per la valutazione dell’università e della ricerca (ANVUR) il cui modo di operare, costosissimo, improvvisato e invasivo, suscita sconcerto, iperbolico incremento di passaggi burocratici e anche amare risate. Insomma, una bella cura dimagrante e di ridimensionamento sociale per i 68 atenei pubblici italiani, che si sono ritrovati nel periodo 2010-1013 a dover anche affrontare la riforma Gelmini (legge 240/2010), che ha aumentato a dismisura le procedure burocratiche universitarie rendendo il lavoro della docenza e della ricerca un percorso a ostacoli tra nani maligni che cercano di farti inciampare.